Modena. La violenza del carcere

Otto marzo 2020 Modena. Come in Italia, come in Europa e in tutto il mondo, arriva il covid e l’altro diventa un virus, potenzialmente letale. Come dire: il tuo prossimo non è più da amare, ma da allontanare al più presto in quanto germe. Le manifestazioni femministe sospese, l’impossibilità di raggrupparsi per parlare; chi può si barrica dietro le poche mascherine diventate introvabili. La gente che non ha ancora capito nulla vaga per la città semivuota con occhi increduli. Le persone più fantasiose si costruiscono le mascherine con assorbenti igienici, fazzoletti, filtri e quant’altro, ma soprattutto si stanno alla larga.

Sant’Anna, casa circondariale di Modena: scoppia una rivolta, come in tante altre carceri, come in ogni luogo in cui non puoi scansare quella fonte di malattia e morte che è il tuo prossimo. Le visite dei parenti sospese, l’impossibilità di trovare consolazione negli occhi di chi ami, il trovarti in una cella sempre più sovraffollata, il dubbio che il tuo “concellino” sia affetto da covid…

La disperazione si dispiega in un incendio di materassi, tutti che fuggono dalle celle, la farmacia presa d’assalto, l’arrivo di camionette e camionette di corpi speciali di polizia… Il 9 marzo 2020 dal carcere di Modena si sono contati 9 morti. Nove morti, questo è quanto.

I parenti accorsi disperati insieme ad alcuni attivisti impotenti si sentono dire solo alle 17 da un graduato di polizia penitenziaria: “La situazione si sta stabilizzando, non ci sono feriti. Il fumo che vedete proviene dal tetto e non dalle celle che non sono state intaccate durante la rivolta. Dovete stare calmi però, se urlate rischiate di fomentare ancora di più i detenuti presenti in struttura”.

Il “non ci sono feriti” il giorno dopo è diventato 5 detenuti morti a Modena; per altri 4 l’agonia che si protrae per ore durante il trasferimento nelle carceri di Parma, Alessandria, Trento e Ascoli. Trascorse un paio di giornate nel silenzio stampa, il sindaco Muzzarelli esprimerà un’immediata solidarietà alle forze dell’ordine, ammonendo: “chi fa polemiche non dimostra senso dello stato”. Il senso dello stato lo hanno poi mostrato le istituzioni giudiziarie archiviando tutte le indagini, tranne quelle sui detenuti rivoltosi. Quei 9 assassinati, derubricati come morti per overdose, non hanno per giorni meritato la pubblicazione dei loro nomi, un funerale, una spiegazione sul come si può morire per overdose da metadone se esiste l’antidoto salvifico reperibile in qualsiasi farmacia… Il senso dello stato non oltrepassa gli interessi di chi lo amministra. Il senso dello stato può essere solo verso lo stato, quindi se stesso.

Ad oggi, dopo innumerevoli tentativi da parte del Comitato Verità e Giustizia per la strage del Sant’Anna, dell’avvocato Luca Sebastiani che si è rivolto alla CEDU, dopo interrogazioni da parte di un paio di consiglieri comunali, dopo l’interessamento di Antigone, la situazione è rimasta questa. Le attiviste e gli attivisti del Comitato hanno redatto 2 dossier negli anni 2020 – 2021 e 2021 – 2022 in cui viene descritto tutto ciò che è avvenuto intorno a questa strage. I dossier sono stati diffusi negli spazi sociali e nelle piazze in varie città, come Roma, Napoli, Trento.

Dal 2021 ad oggi, ogni anno il Comitato Verità e Giustizia per la strage del Sant’Anna ha organizzato giornate di approfondimento in città. Questo organismo all’inizio comprendeva persone provenienti dall’antagonismo modenese, perlopiù sindacalisti Si.Cobas e di provenienza comunista, ma anche una cospicua componente anarchica che, nel tempo, ha assunto il ruolo di promotore e organizzatore delle iniziative.

Già nella due giorni del 2022, con Scintilla, il più antico c.s.o.a. di Modena, abbiamo portato in piazza una performance che riassumeva chiaramente l’accaduto.

Abbiamo disposto a terra nove sacchi di immondizia riempiti a mo’ di “corpi”, poi fatto un breve dibattito in cui una cittadina che voleva sapere veniva zittita dalla polizia, mentre i corpi venivano ricoperti di sabbia dalle autorità. Il richiamo era all’insabbiamento della verità.

Quando l’anno dopo facemmo riesumare la salma di Hafed Chucanne per rimandarla alla famiglia, vedemmo con i nostri occhi che la performance era stata orribilmente fedele alla realtà: il corpo era dentro a un sacco bianco deposto in una cassa di legno deperibile da cantiere.

Nel 2023 la nostra lotta si incrocia con quella di Alfredo Cospito.

Abbiamo notato subito che le informazioni che le persone avevano sul 41bis erano poche e confuse e che la gente ne parlava come di una soluzione salvifica contro la mafia.

L’8 marzo portammo in piazza Matteotti, a Modena, una cella del 41bis prestataci dai compagni del Cabana di Trento, fedele nelle dimensioni e nell’arredamento. Molti ragazzi vollero entrarci e da dentro, seduti sul letto, raccontavamo la storia di Alfredo parlando dell’inutilità del carcere duro e del carcere ordinario.

Il 9 marzo abbiamo portato a Modena un corteo interamente anarchico, a cui hanno aderito più di 1500 compagni provenienti da tutt’Italia. Modena ci attendeva blindata, i cestini dell’immondizia sigillati, i bar e i negozi lungo il percorso chiusi; il tutto inutilmente, perché fu un corteo arrabbiatissimo ma nessuno lasciò a terra nemmeno una cartaccia. Il corteo terminò davanti al carcere del Sant’Anna, dove iniziò un dibattito storico sul 41bis, a cui parteciparono persone da ogni realtà di lotta di varie città d’Italia, fra cui Nicoletta Dosio uscita da poco dalla penultima incarcerazione per la lotta in Val Susa.

Fra il 2023 e il 2024, nel centro sociale anarchico Libera, è nato uno Sportello di Ascolto per ex carcerati e le loro famiglie. Ci siamo fatti conoscere direttamente davanti al carcere, dove portavamo la nostra presenza e i volantini orientativi sulla nostra attività. Allo sportello aderirono vari singoli, sia famiglie che ex carcerati in cerca di lavoro o di casa a cui abbiamo cercato di dare un supporto orientativo e informativo. Dalla fine del 2023 tuttavia, la questione palestinese ha assorbito molte nostre energie, anche perché alcunx di noi hanno aderito a un Presidio Permanente che, da un anno e mezzo, è presente tre giorni alla settimana in piazza Matteotti. All’interno di Libera, comunque, è stata dedicata una giornata settimanale di approfondimento e ricerca sullo Sportello di Ascolto per ex carcerati e loro familiari, che ha riaperto le attività al giovedì dalle 18,30 alle 20,30.

Le ultime informazioni degne di nota che abbiamo da parte delle istituzioni carcerarie, vengono dal tg3 Emilia Romagna del 3 settembre 2024 dal titolo: “Torture in carcere a Modena. No all’archiviazione”, con riferimento alla decisione della Gip Carolina Clò, che ha disposto altri sei mesi di indagine sulla rivolta dell’otto marzo 2020.

La due giorni sulla Strage del Sant’Anna di quest’anno, si è concentrata sulla questione DL 1660, divenuto in seguito DL Sicurezza. Ne abbiamo parlato davanti al carcere, in piazza e nel dibattito all’interno del c.s.a. Libera che ha ospitato l’evento. Ma già nel corteo della Street Parade di novembre organizzato da Libera, se ne era parlato davanti a più di 5 mila giovani molto attenti alla questione.

L’ultimo momento in cui abbiamo portato il DL Sicurezza all’attenzione pubblica è stato un mese fa, il 3 maggio, durante il corteo organizzato dai 4 spazi sociali anarchici: Stella Nera, (che però al momento del corteo si è defilata per riflessioni interne, partecipando solo con alcuni singoli slegati dallo spazio), Scintilla, Ligera e Libera che hanno portato nelle vie del centro le riflessioni antifasciste e contro il delirio securitario fatte insieme negli ultimi mesi. Per la prima volta abbiamo visto persone estranee al corteo avvicinarsi e ascoltare i comunicati, in alcuni momenti anche applaudirci e prendere con entusiasmo i nostri volantini. Il corteo assolutamente comunicativo ha ottenuto quello che si era prefisso.

Le giornate di riflessione sulla Strage del Sant’Anna si incrociano di anno in anno con le lotte per la libertà e la costruzione di una giustizia sociale che ha sempre meno respiro. Noi non smetteremo mai di tenere accesa la fiaccola dell’anarchia per illuminarci la strada.

Elena Valentini

nell’immagine: Il peso della dittatura, repressione, disciplina sull’uomo, folla schiacciata dal potere e dalla paura dei tiranni di Alessandro Lonati (particolare)

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